Vicolocorto

Che cos’è un Volunteering Team? L’esperienza dei nostri volontari in Austria

I progetti di volontariato sono delle occasioni uniche che permettono ai giovani di fare esperienze all’estero supportati da finanziamenti europei. Dato che si tratta di esperienze di vita importanti che comportano uno stravolgimento della propria routine quotidiana per diversi mesi, la Commissione Europea ha avuto la bellissima idea di creare i cosiddetti Volunteering Teams: che cosa sono?

Si tratta di progetti dalla durata di 2 settimane minimo fino ad un massimo di 2 mesi che possono coinvolgere fino a 40 giovani contemporaneamente provenienti da tutta Europa. In questo caso, i giovani (sempre di età compresa tra i 18 e i 30 anni) possono partecipare più di una volta, anche se hanno già preso parte ad un progetto a lungo termine o ad altri progetti brevi. Insomma, infinite possibilità! 

Per farvi capire la bellezza e la ricchezza di queste esperienze, abbiamo intervistato Daniele e Giulia, due ragazzi che sono appena rientrati in Italia dopo un Volunteering Team in Austria. Il loro progetto era incentrato sulla natura e su come prendersene cura, ma l’obiettivo principale era quello di motivare i giovani a prendere il controllo della propria vita e a creare insieme opportunità e prospettive. Come ha spiegato il referente di Cubic (l’associazione coordinatrice) Leo Kaserer: “Imparano ad avere consapevolezza di loro stessi e a riconoscere che hanno competenze preziose e possono crescere da esse.”

Sentiamo cosa ne pensano i volontari!

Quali erano le attività del progetto?

D: Le attività svolte in questo mese erano lavori volti alla salvaguardia della natura che potevano spaziare dalla manutenzione dei sentieri, tagliando dove necessario erbacce e cespugli che invadevano il sentiero, alla raccolta dei rami precedentemente potati, per evitare così, che le mucche al pascolo potessero ferirsi o farsi male nella loro ricerca continua di erba da mangiare.

G: si, per fare questo è stato possibile trascorrere delle giornate con delle guide alpine e con degli esperti che hanno lavorato con noi. Nelle giornate libere (sabato e domenica) potevamo fare quello che volevamo ma ci venivano proposte delle attività in ogni caso a piacere come passeggiare per i sentieri. 

Come è stato essere immersi in una cultura e in una lingua diversa dalla vostra?

G: Già sapevo che avrei avuto a che fare con persone di culture diverse ma non sapevo quanto sarebbe stato facile e semplice questo incontro. Pensavo che avrei incontrato difficoltà o resistenze maggiori, quando alla fine si è rivelato essere un modo per imparare tanto e con estremo profitto.

D: Per me, invece, è stato sia interessante e non nego un po’ stressante. Interessante perché ovviamente uscire dalla solita routine e avere la possibilità di conoscere gente nuova e le loro opinioni, diverse dalle tue, con diversi modi di pensare e di fare è meraviglioso, perché proprio da lì si può imparare. Stressante invece perché, da non parlare mai a parlare tutti i giorni un’altra lingua in questo caso l’inglese, risulta complicato prendere il via e riuscire a comunicare come si farebbe di norma, ma è solamente questione di giorni, perché poi diventa la normalità.

Che cosa avete imparato da questa esperienza?

D: Grazie a questa opportunità posso dire di aver capito ulteriormente cosa vuole dire rispettare chi e cosa hai davanti e come un gruppo inizialmente a te sconosciuto possa diventare una famiglia da cui non vorresti mai più separati.

G: Personalmente ho imparato tante chicche culturali appunto, ma anche nuovi modi di vedere la stessa realtà che potevano combaciare con la mia, come potevano anche non divergere ma viaggiare in parallelo. Ho imparato che il tempo passa veloce, velocissimo quando ci si diverte e che anche la fatica diventa più leggera in compagnia. Ho imparato che è bello poter parlare di come ci si sente e di ciò che si prova in una lingua che non è la propria (parlavamo in inglese), perché nello sforzo di far comprendere ad un’altra persona si fa anche lo sforzo di capire se stessi. Ed è possibile riuscirci alla grande. Lo stesso vale per quanto riguarda l’ascolto dell’altro: è un successo quando riesci a comprenderlo e ad entrare in sintonia; ed è facile, in realtà, perché il mondo è davvero molto piccolo. Ho imparato che esperienze come queste possono diventare una droga e viene voglia di farne una dopo l’altra come mangiare le gocciole!

Cosa direste a un giovane che deve partire per un’esperienza simile?

G: Se è la prima volta, potresti aver paura, potresti pensare “un mese è lungo”, poi in realtà al ritorno ti sembrerà di non esser mai partito ma di trovarti tra le mani un tesoro che un po’ ti avrà cambiato. 

D: ”PARTI”, non negarti questa magnifica possibilità, è una cosa che ti cambierà la vita e sarà sicuramente indimenticabile, non importa se parti da solo o con altre persone, perché vivere un’impresa lontano da casa solo tu e te stesso, ti apre nuovi orizzonti e nuove prospettive  sulle tue capacità di adattamento e capire fino a dove la tua mente si può spingere, parti ed enjoy.

Concludiamo questo articolo proprio con l’esortazione di Daniele: PARTI. Solo partendo, potrai non solo scoprire te stesso ma arricchirti di competenze utili per il tuo futuro.

Virginia

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